18. Forme verbali infinite

Nelle lingue romanze abbiamo tre tipi di forme infinite, l'infinito, il gerundio e il participio passato. La quarta forma verbale, il participio presente, esiste soltanto in francese come sistema produttivo.

Con le tre forme si può sostituire tutte proposizione subordinate (temporali, concessive, modali, condizionali...), ma non in qualsiasi contesto, come vedremo più tardi, cfr. 18.1.7. Nel seguente caso è possibile, il che non significa che lo sia sempre:

Dopo che aveva finito il lavoro, fu contento.
=> sostituzione con un infinito (composto): Dopo avere finito il lavoro, fu contento.
=> sostituzione con un gerundio (composto): Avendo fatto il lavoro, fu contento.
=> sostituzione con un participio passato: Finito il lavoro, fu contento.

Tuttavia, a causa del fatto che la funzione sintattica di queste forme verbali infinite è completamente differente i contesti nei quali una proposizione subordinata può essere sostituita con le tre forme sono piuttosto rari.

Una di queste forme già l'abbiamo affrontata, cfr. capitolo 16. È chiamato infinito perché non ha nessuna desinenza personale. (Abbiamo già visto che l'infinitivo pessoal ha una desinenza personale; esso non è pertanto chiamato infinito perché è infinito, ma perché svolge la stessa la funzione sintattica dell'infinito semplice.)

Se guardiamo la funzione sintattica dell'infinitivo da più vicino vediamo che il fatto che sia infinito, in altre parole che non abbia soggetto proprio, è irrilevante. Ad essere importante è il fatto che ha la stessa funzione sintattica di un sostantivo: è un verbo sostantivato.

Osserviamo le seguenti frasi:

Leggere è la sua passione.
La pittura è la sua passione.

"Leggere" e "pinttura" hanno la stessa funzione sintattica. In questo caso sono il soggetto della frase. "Leggere" è tanto vago, indefinito e infinito quanto "pittura", o sia non in assoluto. La stessa cosa è vera per il seguente esempio:

Gli piace passeggiare.
Gli piace la mela.

"Passeggiare" e "mela" hanno la stessa funzione sintattica, ossia sono l'oggetto della frase e non sono né vaghi né infinito. L'infinitivo è un sostantivo verbale e ha la stessa funzione di un sostantivo, per esempio può essere combinato con una preposizione. Il fatto che non abbia una desinenza personale non è molto sorprendente: nessun sostantivo ha una desinenza personale. L'infinitivo pessoal è particolare perché ha una desinenza personale.

L'infinito può descrivere anteriorità, posteriorità e, in spagnolo e portoghese ma non in italiano, coincidenza puntuale, ma al contrario del gerundio, non può descrivere simultaneità.

posteriorità: Depois da refeição vamos dar um passeio. (Dopo pranzo andiamo in giro.)
coincidenza puntuale: Ao chegarem jà fazia noite. (Quando arrivarono faceva notte.)

In portoghese si può esprimere simultaneità con l'infinitivo perché esiste una preposizione ao (o è un articolo) che esprime questa relazione temporale, benché l'uso possa apparire un po' strano, perché le preposizioni descrivono relazioni tra due oggetti e questo tipo di relazione non può esistere tra due oggetti. In italiano non si può usare l'espressione "~Al arrivare faceva notte".

Per quanto riguarda simultaneità, "Mentre lui leggeva un libro, lei dormiva", non può mai essere descritta con un infinitivo, perché non esiste nessuna preposizione che corrisponda alla congiunzione "mentre", che introduce una proposizione subordinata con un verbo finito. Se vogliamo sostituire questa proposizione subordinata con una costruzione con infinito, abbiamo bisogno di una preposizione con lo stesso valore semantico. L'infinito, al contrario del gerundio e il participio passato, non esprime nessuna relazione. Ci occuperemo più dettagliatamente di questo problema nel capitolo 18.1.7.

Soltanto il gerundio può descrivere contemporaneità: esso non ha bisogno di una preposizione che lo introduca.

Gerundio
simultaneità: Riparando la macchina, fuma una sigaretta.
anteriorità: Avendo riparato la macchina, fuma una sigaretta.

Il participio passato descrive sempre anteriorità.

Riparata la macchina, fuma una sigaretta.

L'infinitivo e il gerundio sono forme attive, vuole dire che il soggetto del infinitivo del gerundio è colui che realizza l'azione descritta dal verbo. Il participio perfetto è passivoo, vuole dire che il soggetto del participio perfetto è lo scopo dell'azione descritta dal verbo, ma non colui che la realizza.

Gerundio, il soggetto realizza l'azione: Mangiando leggeva un libro. => Il gerundio eredita il soggetto dal verbo finito e questo soggetto realizza l'azione.
Infinito, il soggetto realizza l'azione: Prima di dormire, legge sempre un libro. => L'infinito eredita il suo soggetto dal verbo finito e questo soggetto realizza anche l'azione.
Participio passato: Fatto il lavoro, era contento. => Il soggetto è il lavoro, che è lo scopo del participio passato è non colui che realizza l'azione.

Come già abbiamo detto prima qualche volta una sostituzione con le tre forme verbali infinite è possibile. Tali costruzioni sono, però, completamente differenti.

Dopo che aveva finito il lavoro, fu contento.
1) => sostituzione con un infinito (composto): Dopo aver finito il lavoro, fu contento.
2) => sostituzione con un gerundio (composto): Avendo fatto il lavoro, fu contento.
3) => sostituzione con un participio passato: Finito il lavoro, fu contento.

In 1) e 2) la forma infinita eredita il soggetto dalla forma finita, benché nel caso 1) la relazione sia un po' vaga. "Ereditare", nel caso 1), significa semplicemente che noi supponiamo automaticamente che colui chi è contento sia la stessa persona che ha finito il lavoro. In fondo non esiste una relazione diretta, esiste in questo caso una specie d'accordo sociale. In teoria la frase potrebbe anche significare "Dopo che abbiamo finito il lavoro, lui era contento", ma senza questo "accordo sociale" non si potrebbe utilizzare mai l'infinitivo per accorciare una proposizione subordinata, perché questa costruzione risulterebbe sempre ambigua. Secondo l'autore di queste pagine il caso del gerundio, 2) è diverso. Il gerundio è fondamentalmente un avverbio o parte di una locuzione avverbiale e si riferisce, come qualsiasi avverbio, direttamente al verbo. In una frase come "È uscito ridendo" c'è una relazione diretta. Non si può supporre che colui che esce e colui che ride siano persone distinte. L'avverbio descrive come un'azione viene realizzata. Nel caso 3) la forma verbale infinita, ovvero il participio passato, si riferisce al sostantivo "lavoro". Il participio è un aggettivo e il suo soggetto è "il lavoro". Quest'ultimo non esegue l'azione, ma ne è lo scopo. Il participio passato è passivo. Per rendersi conto che "il lavoro" è il soggetto del verbo "finire", si può mettere la frase al plurale: giacché l'aggettivo corrisponde in genere e numero con il sostantivo al quale si riferisce, finito deve essere al plurale, se si riferisce a un sostantivo plurale: "finiti i lavori, fu contento".

Molto spesso una proposizione subordinata può essere sostituita con le tre forme verbali infinite, ma da un punto di vista sintattico sono strutture completamente distinte. L'infinito è in fondo un sostantivo, il gerundio è in fondo un avverbio e il participio passato è in fondo un aggettivo.

Ci sono anche grandi differenze nella maniera in cui queste strutture vengono interpretate dal cervello. Nella costruzione con l'infinito la relazione tra l'azione espressa dall'infinito e quella espressa dal verbo finito è descritta esplicitamente da una preposizione (nell'esempio sopra dalla preposizione dopo). Questa relazione non viene descritta esplicitamente nel caso che si costruisca la fase con un gerundio o con un participio passato. Quando si usa il gerundio si deve "indovinare" tale relazione, il che in generale non rappresenta nessun problema, poiché si può dedurre la relazione dal contesto. L'esempio qui sotto illustra il problema:

1) Avendolo imparato, si sa come farlo.
=> Dopo che lo si ha imparato, si sa come farlo.
=> Se lo si ha imparato, si sa come farlo.

2) Perduto il tuo passaporto, non può viaggiare.
=> Dopo che avrai perduto il tuo passaporto, non potrai viaggiare.
=> Se hai perduto il tuo passaporto, non potrai viaggiare.

Le frasi 1) e 2) non esprimono esplicitamente la relazione tra le azioni descritte dal verbo finito e da quello infinito. Bisogna comprenderla dal contesto, il che in questo caso teorico non è possibile perché la costruzione con le forme infinite è ambigua.

È difficile comprendere perché l'infinito venga chiamato infinito, perché esso è un verbo sostantivato: la sua funzione sintattica è quella di un sostantivo e un sostantivo sempre è "finito". In quanto riguarda il participio passato questo è ancora più difficile da capire: esso concorda in genere e numero con il sostantivo al quale si riferisce e non è infinito in assoluto. L'unica forma que si potrebbe chiamare infinita è il gerundio. Sarebbe più preciso di parlare di sostantivi verbali, aggettivi verbali e avverbi verbali, perché questo ne descriverebbe la funzione sintattica che l'unico aspetto rilevante.

Queste forme verbali si comportano in tutti gli aspetti come ciò che sono da un punto di vista sintattico. Il participio passato, per esempio, è un aggettivo e, come tale, può essere sostantivato.

=> Gli ingannati non sono felici.
=> L'ingannato non è felice.

L'infinito è un sostantivo verbale e come verbo può, per esempio, reggere anche un oggetto diretto.

=> Gli piace ascoltare musica.

Il gerundio è un avverbio e, come qualsiasi avverbio, può descrivere le circostanze nelle quali si realizza una azione.

=> Piangendo uscì dalla stanza.

A causa di queste differenze fondamentali nella funzione sintattica, la possibilità di sostituire una proposizione subordinata con una forma verbale infinita e il modo in cui ciò viene fatto si distingue da una forma dall'altra, come vedremo nei seguenti capitoli.






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